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Cosa sono e quale rischio coprono

Le coperture assicurative (e i relativi contratti) si dividono in due grandi categorie, genericamente chiamate rami danni e rami vita. Queste a loro volta si distinguono in una serie di rami più specifici. Elemento comune è il concetto di “trasferimento del rischio”. Le assicurazioni sulla vita sono quelle in cui l’assicuratore si obbliga a pagare un capitale o una rendita (vale a dire una somma annua) al verificarsi di un evento futuro attinente alla vita umana. Per il caso di morte, l’assicuratore si obbliga a pagare alla morte dell’assicurato un capitale o una rendita a un beneficiario. Per il caso di sopravvivenza l’assicuratore pagherà a l’assicurato o a un beneficiario un capitale o una rendita nel caso in cui l’assicurato sia in vita al termine indicato in polizza.
Le assicurazioni danni si basano invece su un principio indennitario e sono quelle in cui l’assicuratore si impegna a risarcire i danni provocati a cose o a persone in conseguenza di un evento dannoso o ad offrire un servizio.
Spesso le polizze vengono anche utilizzate per costruire prodotti d’investimento o risparmio e si dividono in due grandi categorie : le Gestioni Separate e le Unit Linked, ma questo tema lo approfondirò in altro articolo.

Italia: un paese non previdente

In Italia si registra un forte livello di sottoassicurazione rispetto al resto d’Europa che espone la società a l’incertezza sempre maggiore in un contesto dove le tradizionali tutele pubbliche via via vengono a mancare. Solo per fare un esempio negli ultimi 10 anni la capacità assistenziale del servizio sanitario nazionale si è contratta dal 92% al 77% . Nel 2016 ben 13,5 milioni di persone hanno fatto ricorso a cure private spendendo di tasca propria ben 36 miliardi di euro. In sostanza non si compra la polizza che copre ma si spendono direttamente i soldi per curarsi. E chi non può non si cura.
Sul fenomeno della scarsa attitudine degli italiani a trasferire il rischio, ad una compagnia assicurativa, pesa anche il fatto che alcuni argomenti sono ancora tabù in un paese di scaramantici e di persone poco previdenti. Ma c’è anche una scarsa fiducia nel settore assicurativo nonché la sensazione che i premi siano tutto sommato “elevati” per le coperture prestate.

L’esempio anglosassone

“Buy term and invest the difference”, dice il motto anglosassone. Ossia: prima proteggiti e poi investi ciò che ti resta. Questo motto purtroppo in Italia non è molto diffuso e la scarsa protezione dai rischi è un fattore che rende molti nostri connazionali esposti a varie forme di variabili.
∙Il rischio di “sopravvivere al proprio denaro”, ossia la possibilità di non avere sufficienti risorse economiche una volta in pensione.
∙La possibilità di non avere un’adeguata copertura sanitaria complementare al servizio sanitario pubblico.
∙Il fatto di non proteggere a sufficienza la nostra persona. Cioè, in quanto per esempio percettore del maggior reddito a l’interno della famiglia, dipende il destino delle persone più care.
∙Infine per non parlare di tutte quelle coperture da responsabilità civile di cui si scopre l’importanza in occasione di problemi. Ad esempio, liti con i vicini o danni provocati dal maltempo. Per tutto ciò la protezione è la prima area di analisi di una pianificazione.